Alcune malattie infettive, causate da microrganismi (virus, batteri, protozoi) possono essere trasmesse da un individuo all’altro attraverso il sangue: la trasfusione di globuli rossi, plasma o piastrine e l’utilizzo di farmaci plasmaderivati (albumina, fattori della coagulazione, immunoglobuline) rappresentano pertanto procedure a “rischio infettivo”.
È bene pertanto che la presenza di eventuali sintomi o segni indicativi di uno stato infettivo o il contatto con soggetti infetti siano sempre sottoposti all’attenzione del medico.
La presenza di uno stato infettivo in fase acuta (i cui segni possono essere anche un banale raffreddore o il mal di gola) può dar luogo ad una transitoria presenza di germi nel circolo sanguigno. La convivenza con soggetti affetti da alcune malattie infettive (ad esempio morbillo, altre malattie esantematiche dell’infanzia, parotite) comporta la temporanea non idoneità alla donazione anche in assenza di sintomi, in quanto il periodo di incubazione di queste malattie può essere anche di qualche settimana.
Possono sussistere ulteriori ragioni per il rinvio temporaneo di un donatore ai fini della protezione dei riceventi la donazione: la decisione relativa alla durata del periodo di rinvio spetta al medico responsabile della selezione.
La trasfusione di sangue portatore di virus, soprattutto in alcune categorie di pazienti (soggetti immunodepressi ematologici o oncologici), potrebbe essere estremamente dannosa. Il rischio infettivo più temuto dai pazienti trasfusi è quello da HIV (virus responsabile dell’AIDS), da HBV (virus responsabile dell’epatite B) e da HCV (virus responsabile dell’epatite C). Attualmente i test di laboratorio per la diagnosi di queste malattie sono estremamente sensibili e specifici e consentono di rilevare la presenza del virus nel sangue poco tempo dopo l’infezione. Nonostante gli importanti progressi scientifici e tecnologici di questi ultimi anni non si è ancora giunti al “rischio zero”. Esiste infatti un piccolo lasso di tempo in cui il virus è presente nell’organismo, ma non è rilevabile dai test di laboratorio: è il cosidetto “periodo di finestra diagnostica”. E’ proprio per ovviare a questo limite dei test che durante il colloquio viene attribuita particolare attenzione ad alcuni comportamenti considerati a maggior rischio (assunzione di sostanze stupefacenti, rapporti sessuali a rischio, occasionali, rapporti sessuali o convivenza con soggetti positivi per epatite B, epatite C o AIDS).
Sospensione Temporanea e Permanente: esistono condizioni patologiche o comportamentali non compatibili temporaneamente o definitivamente con la donazione in quanto dannose per il donatore o per il ricevente. Sono causa di sospensione temporanea quelle condizioni per le quali, trascorso il periodo di non idoneità, è consentita la ripresa dell’attività di donazione, ad esempio sindrome influenzale, faringite (mal di gola), gastroenteriti, alcuni tipi di terapia (antibiotici), interventi chirurgici, viaggi in zone tropicali, gravidanza, ecc. Sono invece considerate cause di sospensione definitiva quelle condizioni per le quali si ritiene che il motivo di non idoneità non si modifichi nel tempo: ad esempio cardiopatie, anemia cronica, epatiti, ecc. La tipologia di sospensione è regolata da normative nazionali ed europee e può subire variazioni in base al progresso delle conoscenze scientifiche e tecnologiche.
Ulteriori informazioni
Ultimo aggiornamento
19/04/2022
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